Il Ponte Vecchio di Mostar era stato costruito nel 1566 –durante la dominazione Ottomana- dall'architetto turco Hajruddin, che l’aveva disegnato leggermente asimmetrico per sfruttare l'appoggio naturale della roccia. I lavori per la sua costruzione durarono ben 10 anni.
Il ponte, detto "Stari Most" (=Vecchio Ponte), divenne ben presto il simbolo della città, che deve il suo nome proprio ad esso (Mostari = guardiani del ponte).
All'epoca Mostar era conosciuta come la "Firenze dell'Impero ottomano", una città tollerante e aperta alle diverse culture. Il ponte in pietra, “sospeso” elegantemente sul fiume Neretva, univa così le sponde della città di Mostar ed era una sorta di simbolo di questa tolleranza e apertura culturale.
Il comando croato decise e realizzò l’abbattimento del ponte di Mostar il 9 novembre 1993, durante la guerra civile: in poche ore una testimonianza del passato, un capolavoro della tecnica costruttiva antica ed un elemento di identità regionale venne irrimediabilmente cancellato.
Finalmente, il 23 luglio 2004, dopo nove anni di lavoro, è stato inaugurato il nuovo ponte completamente ricostruito, frutto della solidarietà di diversi paesi europei, dell'impegno di realtà quali l'UNESCO e il World Monument Fund e, naturalmente, dell'iniziativa del governo bosniaco.
Il lavoro minuzioso di una equipe di specialisti e artigiani ha permesso di modellare i blocchi di pietra utilizzati per il nuovo ponte (1088 come quelli del ponte distrutto), in modo che ognuno riproducesse fedelmente il corrispondente elemento originale perduto (ogni pietra riporta il nome della persona che l'ha plasmata). Alcuni blocchi recuperati dalle acque del fiume sono stati a loro volta inseriti nella struttura: vecchie e nuove pietre hanno in comune il luogo d'origine, una miniera nel villaggio di Ortijes.